Da quando, l'altro ieri sera, è stata annunciata nel blog ufficiale, la notizia ha fatto presto il giro del mondo: Google News ha deciso di dare la possibilità ai lettori di inserire commenti. Ma non a tutti i lettori, almeno per adesso: intanto la possibilità ci sarà inizialmente soltanto per chi usa la versione americana, dopodiché non potrà commentare chiunque: almeno per adesso potranno farlo soltanto i protagonisti degli articoli scelti da GN. Infine dovranno farlo con una mail, da inviare a [email protected] (Google promette comunque che non ci sarà nessun editing, che il commento sarà pubblicato senza alcuna moderazione).
Uno psicologo potrebbe analizzare l'inconsueta prudenza di una società che ha scardinato molte abitudini con atteggiamenti a volte rivoluzionari, da giornalista non mi stupisco molto di tanto rumore (al quale contribuisco in modo infinitesimale) intorno a una notizia che dovrebbe avere ben poca importanza, visto che sono molti gli organi di informazione che permettono di commentare le news (e il servizio di Google a suo modo è un organo di informazione). Il rumore c'è soprattutto perché si parla di Google: lo si voglia o no il marchio è importante. Altri motivi non ne vedo: il News Control di Repubblica.it, un sistema che ha analogie con Google News, permette da tempo i commenti, tanto per fare un esempio.
Prendiamo la notizia da un altro angolo ed emerge distintamente un paradosso: siccome Google News è un aggregatore di notizie pubblicate altrove, ci si potrà trovare nell'inconsueta situazione (comune anche a News Control) di avere lo stesso articolo che da una parte è commentato e dall'altra no (magari semplicemente perché il giornale da cui è tratto non permette i commenti). Un paradosso che non è fine a sè stesso: il commento, soprattutto se è di un protagonista della vicenda raccontata, può aggiungere elementi nuovi all'articolo originario, per cui alla fine ci troveremmo davanti non più a un solo articolo pubblicato in due luoghi diversi, ma a due articoli distinti, con quello di Google News che avrà più appeal proprio perché più ricco di informazioni. Non c'è dubbio che si tratti di un grande stimolo per gli editori, di una sfida ulteriore alla quale sarà difficile sottrarsi. Chi resterà troppo indietro rischierà la morte, per quanti sforzi possa fare nel miglioramento del prodotto tradizionale su carta (o anche in televisione, perché non credo sia lontano il momento in cui Google News - o chi per lui - aggregherà anche telegiornali o trasmissioni televisive).
A Google News potrebbe porsi di nuovo il problema già sollevato da una serie di organizzazioni ed editori, che sono anche riusciti a vincere cause in tribunale e a far togliere la propria testata da quelle scandagliate dall'aggregatore, accusato di rubare traffico internet (e quindi ricavi pubblicitari) al sito originale. Era accaduto prima, quando Google News riproduceva la notizia trovata altrove, figuriamoci ora che può arricchirla con commenti e precisazioni. Sento già l'obiezione: si tratterebbe di una battaglia di retroguardia. Può essere, anche se non sempre, e ad ogni modo si tratta di un problema giuridico concreto e attuale finché le leggi non cambieranno. Tutti discorsi che valgono anche per News Control (come valevano pure per Libero Blog fino a quando non ha deciso di utilizzare come fonti i blog pubblicati sulla propria piattaforma).
Capisco poi le reazioni americane di chi dice che si tratta di un'apertura molto sui generis ai commenti e capisco anche che Google si trovi ora nell'inedita posizione di dover verificare più di altri l'identità dei commentatori, visto che per ora sono autorizzati a scrivere solo coloro che hanno un interesse nella storia pubblicata. Fra gli altri, si leggano Tish Grier su E-Media Tidbits, Steve Rubel (che presenta il pericolo dell'inserimento di molti pr) e Dan Gillmor. Dave Winer sostiene invece che Google è sulla strada giusta ma non ha fatto la cosa giusta (che sarebbe comprare Technorati e renderla affidabile).
AGGIORNAMENTO DEL 9 AGOSTO ALLE 13.10. Altri due interventi (anzi, tre) sui commenti in Google News: Danny Sullivan (anche qui) e Nate Anderson. In Italia oggi ne ha parlato anche Miriam Bertoli.
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