Il disegno di legge del Governo che prevede anche la registrazione dei blog (qualcuno l'ha chiamata internet tax) ha suscitato un vespaio di polemiche. Ed è stata una fortuna, con buona pace di qualche raro bastian contrario.
Dopo che Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, e il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni hanno risposto promettendo correzioni e citando un post di Beppe Grillo, si è scatenata la corsa alla ricerca della fonte originale. Che non è Grillo e, scrive Massimo Mantellini, non è neppure Repubblica.it, nonostante l'autocitazione: "si allarga il dibattito sul disegno di legge del governo sull'editoria che "burocratizzerebbe" i siti internet, anche piccoli e i blog, dopo le anticipazioni di Repubblica.it". No, l'origine di tutto sarebbe Valentino Spataro su Civile.it, ripreso poi da Paolo De Andreis su Punto Informatico (che correttamente cita Spataro). A dire il vero non è andata precisamente così; il primo (che mi risulti) ad aver ripreso Spataro è stato Daniele Minotti sul suo blog e, prima ancora, le aberrazioni del disegno di legge sono state scritte da Manlio Cammarata. Era il 24 settembre, oltre 20 giorni prima di Spataro e ben un mese e 20 giorni dopo l'approvazione del disegno di legge in Consiglio dei ministri, che è del 3 agosto (anche la rete è stata quindi piuttosto lenta, contrariamente ai luoghi comuni che si leggono talvolta).
Ricostruita l'origine della notizia (sempre che non vi siano stati altri passaggi a me sconosciuti), non mi stupisco che Levi e Gentiloni abbiano citato Grillo (mi meraviglio un po' che Grillo o la sua redazione non abbiano scritto dove avevano letto la notizia, come invece ha fatto onestamente Punto Informatico, ma questo è un altro discorso, che non avrebbe influito sul comportamento di Levi e Gentiloni).
Mi stupirei se stessimo parlando di un libro di storia, dove l'omissione più o meno dolosa di una fonte anche minore è un errore grave, ma non se si parla del sistema dell'informazione e, soprattutto, dell'attuale sistema italiano dell'informazione. Che lo vogliamo o no, sono i mass-media forti a fare la notizia: vale per i giornali, vale per la televisione, vale anche per i blog.
Ricordo che su Reporters riportai per primo la sentenza integrale del 26 maggio 2006 del giudice di Aosta che aveva equiparato il blogger al direttore responsabile di un giornale. Ma su Reporters la lessero sicuramente molte meno persone di coloro che la trovarono poi su Penale.it (che mi citò come fonte e che la commentò) e non mi scandalizzo per nulla se ora chi parla di quella sentenza fa riferimento a Penale.it. Oppure prendiamo il caso del Prefetto di Treviso che poche settimane fa approvò l'uso del burqa: i giornali trevigiani e veneti ne avevano parlato già vari giorni prima, ma la maggior parte di voi non ne avrebbe saputo nulla se Magdi Allam non ne avesse scritto in prima pagina sul Corriere della Sera (attribuendo già nelle prime righe la paternità della notizia ad altri colleghi). La notizia su cui si è creato un dibattito arrivato anche in Parlamento è quella apparsa sul giornale locale o quella scritta in prima sul Corriere? Ripeto: non stiamo parlando di un libro di storia e sono ben consapevole delle storture che tutto questo comporta.
Se il clamore sul caso del burqa (giusto o sbagliato che fosse quel clamore) è nato dopo l'articolo di Allam, perché Gentiloni e Levi non dovrebbero far riferimento a Beppe Grillo?
Sai, la citazione e' sempre cosa rara...
Ti dico io bene come e' andata ;-)
In settimana, nella lista dei Giuristi Telematici (www.giuristitelematici.it), Valentino (che e' giurista che sta in Rete da una vita, anzi era nelle BBS) lancia la cosa. La riprendo sul mio blog e vengo a sapere che, il giorno dopo, Paolo avrebbe pubblicato qualcosa citando Valentino.
Venerdi' intorno all'ora di pranzo sento Manlio al telefono e decidiamo di scrivere qualcosa per Interlex. Intanto, mi dice quello che mi era sfuggito e, cio', che tempo prima ne aveva parlato lui.
Si', direi che il primo a sollevare questioni e' stato proprio Manlio.
Ad ogni modo, non so se abbia senso fare questo genere di *gare*. Certo, spiace non essere citati, ma anche se Beppe Grillo sembra aver fatto la parte del leone, l'importante e' che se ne parli (magari senza scrivere certe sciocchezzo che ho letto in giro, ma e' un altro discorso...).
Posted by: Daniele Minotti | October 21, 2007 at 02:03 PM
Scusate se insisto ma qui non si tratta di stabilire esattamente il progenitore di una notizia (ok, manlio, minotti spataro ecc) ma di capire come certe notizie possono essere usate e per cosa. Il gioco non pulitissimo di molti in questi giorni e' stato quello solito di usare le citazioni in maniera interessata (un po' la logica solita di casaleggio con di pietro che cita grillo che cita di pietro ecc). E che Levi alla fine scriva una lettera a Grillo sulla faccenda (o che Gentiloni si riferisca a Grillo nel suo post) proprio a lui la cui radeazioen ha celto per interesse di non citare nessuno forte della propria audience, mi pare inteerssante e pericoloso assieme. Il punto centrale e' che o si fa "etica di rete" (diciamo cosi') usando la citazione in maniera trasparente o si fa come si e' fatto sui media fino a ieri incoraggiando e usando la citazione per fini propri. Questo volevo dire. saluti.
Posted by: massimo mantellini | October 21, 2007 at 03:09 PM
A Daniele e Massimo: non ho cercato di ricostruire la vicenda perché qualcuno potesse dire, come nelle parodie dei ciclisti, "sono arrivato uno", ma per capire come mai Levi e Gentiloni avessero citato Grillo al posto di chi aveva sollevato per primo il problema. Lo ripeto: la cosa fa parte di un meccanismo dell'informazione italiana attuale, che può essere riprovevole ed esecrabile ma non negabile.
Che poi Grillo o la sua redazione potessero comportarsi in modo diverso dai cosiddetti mainstream media - visto che non perdono occasione per criticarli - è altrettanto vero. E non mi pare di averlo nascosto: "mi meraviglio un po' che Grillo o la sua redazione non abbiano scritto dove avevano letto la notizia, come invece ha fatto onestamente Punto Informatico, ma questo è un altro discorso, che non avrebbe influito sul comportamento di Levi e Gentiloni".
Buona domenica a tutti :-)
Posted by: Carlo Felice Dalla Pasqua | October 21, 2007 at 04:08 PM
Condivido con te il fatto che sono i media "forti" a fare la differenza sulla rete; però chi per primo ha dato l'allarme non mi interessa.
La cosa che mi preme è allontanare la preoccupazione che quel disegno di legge sull'editoria, se così come scritto venisse convertito in legge, sarebbe un problema per i blogger: no, i blogger non sono coinvolti!! Non mi pare proprio.
Non rientrano, a mio giudizio, né i blogger nell'ambito soggettivo del testo unico né i weblog in quello oggettivo.
Secondo me è sufficiente una rapida interpretazione letterale ed una sistematica per comprendere come i blogger siano esclusi dalla normativa che riguarda l'Editoria e non ogni pensiero messo online.
Certo, qualche blogger che fa davvero attività editoriale potrebbe essere coinvolto, così come qualche sito web che pubblica ogni giorno notizie per i lettori senza scopo di lucro e essere registrazioni in tribunale (con il DDL potrebbe dover adempiere all'obbligo di registrazione di cui al testo unico), ma in linea generale i siti personali, aziendali e soprattutto i weblog non avrebbero nulla a che fare con il testo unico sull'editoria.
Il weblog non è "prodotto editoriale" e i pensieri dei blogger non sfociano in alcuna "attività editoriale".
Qualcosa l'ho spiegato nel mio ultimo post
http://www.lucalodi.it/2007/10/21/ddl-editoria-e-gia-sono-polemiche-dal-web-ma-i-blogger-non-sono-coinvolti/
Buon inizio di settimana :)
Luca
Posted by: Luca Lodi | October 21, 2007 at 10:46 PM
Io credo che tale decreto parta da presupposti errati. La rete è già sorvegliata dalla polizia postale, la quale possiede i mezzi per rintracciare chi si rende colpevole di reati sul web. Inoltre la legge punisce chi lo fa.
Non vedo dunque la necessità di restringere l'accesso ad internet, né il bisogno di rendere più severe le pene per chi sbaglia online.
E poi scusate... ma quale assurdo governo prima libererebbe i delinquenti minori (si fa per dire...) attraverso l'indulto, per poi mettere in prigione chi diffama qualcuno su internet?
Non vi pare un po' incoerente, per non dire di peggio?
Posted by: Lo psicologo | October 22, 2007 at 12:49 AM
Secondo me si sottovalutano le ricadute occupazionali del DDL Levi-Prodi
Posted by: rectoscopy | October 22, 2007 at 09:46 AM
Io credo che tale decreto parta da presupposti errati. La rete è già sorvegliata dalla polizia postale, la quale possiede i mezzi per rintracciare chi si rende colpevole di reati sul web. Inoltre la legge punisce chi lo fa.
Non vedo dunque la necessità di restringere l'accesso ad internet, né il bisogno di rendere più severe le pene per chi sbaglia online.
E poi scusate... ma quale assurdo governo prima libererebbe i delinquenti minori (si fa per dire...) attraverso l'indulto, per poi mettere in prigione chi diffama qualcuno su internet?
Non vi pare un po' incoerente, per non dire di peggio?
Posted by: Lo psicologo | October 22, 2007 at 12:59 PM