Sto seguendo quello che nella blogosfera (parola che aborro ma che uso per semplicità) si dice della chiusura delle indagini preliminari nei confronti di quattro dirigenti di Google; il caso è noto ed è quello del video pubblicato su Google Video (e poi rimosso) in cui si mostravano maltrattamenti a un ragazzo down. Sto seguendo quello che si dice e, in qualche occasione, ho avuto anche la tentazione di scriverne. Ma sono riuscito finora a trattenermi e conto di continuare a farlo, quantomeno fino a quando non si conosceranno un po' meglio le contestazioni che vengono fatte ai quattro indagati. Due soli appunti per cercare di capire di più (ai miei 15 o 18 lettori: proseguite, non è un post lungo e potrebbe valere la pena arrivare fino alla fine - o almeno a trequarti).
1. Andate a leggervi questo post di Marco Montemagno,
scritto al momento dell'apertura delle indagini, nel 2006, in cui ci
sono ottimi link, a parte quello a un blog del sottoscritto (non lo
dico per falsa modestia, lo dico perché ho scritto di meglio).
2. Copio e incollo una frase che scrissi su questo blog il 26 novembre
del 2006. Parla di un aspetto di cui non ho letto in questi giorni e,
se fosse confermata, potrebbe essere uno
spunto per l'approfondimento giuridico da parte di amici più
preparati di me, a partire da Daniele Minotti (che ha già tratteggiato un commento sulla base del poco che è stato scritto sui giornali e di ciò che lui ha saputo in prima persona):
Secondo il post scritto alle 19,30 del 7 novembre su Giornalettismo militante, il blog che ha trovato il filmato incriminato, "non sono state le segnalazioni all'abuse di GVideo a farlo togliere"
Il fatto (da verificare, lo ripeterò fino alla noia) che ci fosse stata una segnalazione inascoltata all'abuse di Google Video potrebbe cambiare la prospettiva dalla quale guardare il caso giudiziario, anche e soprattutto per l'applicazione dell'articolo 17 del decreto legislativo 70/2003 sull'assenza dell'obbligo generale di sorveglianza.
Tribunali a parte, si tratterebbe di approfondire anche tutte le
implicazioni che questa vicenda può avere nel mondo della comunicazione
(e nel mondo in generale, visto che internet è molto di più di un
sistema di comunicazione). Tenendo conto che tutti mi conoscono come un
appassionato degli strumenti che le tecnologie più recenti hanno messo
a disposizione di cittadini e giornalisti, che detesto le museruole, ma che non mi piacciono
neppure coloro che vorrebbero santificare internet, coloro che parlano di
attentato alla libertà di espressione a ogni pie' sospinto e coloro
che, quando discutono della rete, vorrebbero eliminare tutte le regole
(detto fra noi: impedire a qualcuno di dire una stupidaggine non è
sempre una censura).
Un compito immane, ne riparleremo (forse) al rientro dalle vacanze.
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